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venerdì 4 maggio 2018

Il futuro in pratica, intervista ad Andrea Pavan

Canapa nel Veneto orientale
Quando ci si avvicina alla canapa, si capisce immediatamente che le battaglie che si devono affrontare per restituirle il posto che merita nel panorama agricolo non si limitano alla costituzione di una filiera efficiente e al perfezionamento degli aspetti colturali, bensì non possono prescindere dall'etica e dalla coscienza politica, nel senso più elevato del termine, delle persone che la coltivano e che la consumano.
Non più tardi di qualche settimana fa abbiamo finalmente chiuso il ciclo colturale del primo esperimento di canapicoltura made in Canapa di Marca con la spremitura dei nostri semi.
Non preoccupatevi, non troverete ancora il nostro olio sugli scaffali dei negozi perché il quantitativo è scarso al limite del ridicolo, ma ci riempe di orgoglio e di speranza per il futuro.
Per la spremitura dei semi ci siamo affidati ad un attento professionista e grande appassionato di canapa e non solo.
Educatore ambientale, esperto di permacultura e collaboratore dell'Università di Udine. Persona mossa da inesauribile curiosità e pragmaticità. Per farla breve non abbiamo resistito all'idea di fargli un'intervista e di pubblicarla per tutti voi. Buona lettura.
Ci puoi raccontare in cosa consiste il tuo lavoro di educatore ambientale, in cosa consiste e qual'è la tua idea di agricoltura rispettosa dell'ecosistema e come nasce la tua passione per la canapa?
Mi sono avvicinato alla canapa nell'ambito del mio lavoro di formazione e consulenza alle aziende agricole. Mi occupo di sostenibilità e agroecologia con il progetto "PRATICHIAMO IL FUTURO", per questo motivo la canapa ha suscitato il mio interesse inizialmente per i vari benefici che può apportare ai nostri terreni e all'aiuto che può dare per lo stoccaggio di carbonio nel terreno. In quest'ottica si inserisce il fatto che l'idea di agricoltura che dovremmo cercare di portare avanti come genere umano dovrebbe essere molto più resiliente. Il baratro ambientale sul quale siamo affacciati non ci permette di immaginare di sfamare i 7-8 miliardi di persone sul pianeta potenziando ancora il sistema iper-energivoro dell'agroindustria. L'agricoltura necessariamente dovrà tornare un elemento territoriale locale familiare per abbassare gli input energetici che richiede. Lo so che è esattamente il contrario di ciò che i potenti dicono, ma so altrettanto che i potenti lo dicono perché per loro conveniente. Non ci sono scuse ne compromessi da poter accettare su questo argomento ne va della vita della specie umana sulla terra. Non lo dico io bensì la comunità scientifica internazionale che anche nel 2015 a Parigi a ribadito ai paesi del mondo che se entro il 2100 non manteniamo l'aumento della temperatura terrestre sotto i 2 C° la possibilità di sopravvivenza della specie umana sarà compromessa. Ancora non lo capiamo ma lo capiremo, ahimè.
Andrea, educatore ambientale
Pian piano dunque studiando e scoprendo le mille potenzialità della pianta mi sono chiesto per quale motivo fosse così assente dal nostro panorama agricolo e la risposta è arrivata quasi subito facendo una breve analisi storica di ciò che è accaduto in particolare dalla fine della seconda guerra mondiale con la massiccia introduzione dei prodotti derivati dal petrolio.
Da ciò è nata la necessita di provare una semina che ho fatto in un piccolo campo di famiglia il primo anno.
Come descriveresti il gruppo di cui fai parte, quanti siete, quanta superficie coltivate, come avete ovviato al problema della raccolta e soprattutto come procede la composizione della filiera locale?  
Nel corso del tempo ho fatto convergere l'interesse di un piccolo gruppo di aziende che ha deciso di seminare con me questa pianta. Il numero di persone è aumentato e l'anno scorso ho deciso di investire in una spremitrice professionale per iniziare a produrre il nostro olio di canapa e la nostra farina con la collaborazione di un agriturismo della zona. Attualmente il gruppo si compone in modo molto variegato da diversi soggetti (siamo attualmente in 16) che porta avanti il progetto ancora in modo informale. L'intenzione però è quella di costituirsi non in una forma associativa bensì attraverso l'uso del nuovo strumento delle reti d'impresa.
Questo gruppo che ha come base operativa Portogruaro quest'anno ha seminato quasi 22 ettari di canapa. Per il prossimo anno ci sono già altre aziende e anche un istituto scolastico con indirizzo agrario che vorrebbero approcciarsi alla coltura. C'è un bel fermento.
Potresti parlarci dei progetti che stai portando avanti con l'Università di Udine?
Le collaborazioni e i progetti attivi sono molti, dal gruppo di lavoro dell'Università di Udine per la creazione di un nucleo produttivo della canapa in FVG alla collaborazione con la preziosa Toscanapa per l'implementazione della possibilità di lavorazione e uso della pianta oltre agli aspetti alimentari e curativi.
Come deve avvenire la spremitura dei semi per essere a regola d'arte?
Nel nostro piccolo seguendo i consigli di una ricercatrice dell'Ateneo
Spremitura semi Canapa
di Udine abbiamo sviluppato una modifica alla macchina spremitrice in modo da abbassare attraverso la ventilazione forzata la temperatura di uscita dell'olio. Le proprietà organolettiche si mantengono solo se le temperature non superano i 42° gradi ma questa soglia è comunque rischiosa per la mancanza di controllo assoluto e quindi abbiamo cercato di portare la temperatura di uscita dell'olio a circa 37-38 gradi.
Quali caratteristiche deve avere un olio di canapa per essere di buona qualità?
L'argomento è molto dibattuto anche a livello di sperimentazione in quanto non si sa con certezza quali sono i limiti di temperatura e soprattutto di tempo di contatto degli elementi metallici che portano alla degradazione organolettica dell'olio. Conoscendo e dialogando con varie aziende che nel settore si occupano della cosa abbiamo potuto constatare che a livello industriale gli oli che vengono prodotti non sono così buoni come vengono venduti e questo rafforza la nostra convinzione di poter puntare ad un prodotto di eccellenza.
Ci puoi raccontare qual'é la prassi per chi vuole aprire un laboratorio di spremitura, quali sono i permessi richiesti dagli enti? 
Oltre alle difficoltà tecniche si deve inoltre prendere in considerazione il fatto che il tutto va fatto a norma di regolamenti che significa nel nostro caso riuscire a trovare un laboratorio autorizzato nelle vicinanze che possa fare questo tipo di lavorazione anche conto terzi. Le autorizzazioni sono prevalentemente nell'ambito dell'azienda sanitaria locale.
Quale quantità di seme ha senso spremere per potersi sostenere economicamente e quale dovrebbe essere il giusto prezzo dell'olio di canapa?
Per quanto riguarda gli aspetti economici la nostra idea di creazione di una filiera locale che porti ad avere un prodotto trasformato e finito è dettata dal fatto che la coltivazione della canapa per la vendita del seme, seppur prezioso non è sufficiente al sostegno economico. Considerando la produzione media di 6 quintali di seme pulito ed essiccato per ettaro al prezzo di 200 euro al quintale e considerando i 1000 euro di costo per la lavorazione e preparazione di un singolo ettaro il guadagno che ne deriva dalla vendita del solo seme non è giustificata.
Per come intendiamo noi la produzione dell'olio e della farina di canapa quindi cercando di avere dei prodotti non solo belli a vedersi ma anche buoni alle analisi chimiche di laboratorio il prezzo dell'olio non può scendere sotto i 30 euro al litro e il prezzo della farina non sotto i 5 euro al chilo.
Ringraziamo Andrea per la disponibilità. Annunciamo inoltre che il 1° Luglio in quel di Rivignano, in provincia di Udine, la rete di imprese della quale fa parte Andrea, festeggerà la Canapa presentando a tutti i progetti attivi con l'università.  

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